Chiesa rupestre con due fasi di utilizzo. Originariamente, nel XIV sec., a navata unica con ingresso laterale alla zona presbiteriale, successivamente l’aula ha accolto il presbiterio, riccamente decorato con pitture murali, invertendone l’ orientamento e la navata centrale è stata integrata in muratura, oggi crollata.
Santa Maria della Cava, deserta, udiva frusciare le acque dell’alluvione. Non era calata nel mare dei secoli per una cerimonia funebre. L’undici gennaio la restituiva più vivente di mille chiese quotidianamente aperte. Ne ascoltavo la voce, inconfondibile e misteriosa, come un piccolo soffio nella poesia dell’assenza e del silenzio.
Gaetano Gangi, Prefazione a “Santa Maria della Cava” di R. F. Turrisi, Comune di Ispica, 1978